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Le vibes di Superbloom incantano il Legend

Era il 3 novembre 2022 quando, attraversando una tempesta di neve nel bel mezzo del Wyoming, il furgone dei Silent Planet si rovesciò e i membri vennero scagliati fuori dal veicolo; il frontman Garrett Russell venne ricoverato d’urgenza in ospedale per una frattura alla schiena (fortunatamente guarita) ed è in quel momento che la sua vita, così come quella della band californiana, è cambiata. Un trauma fisico ed emotivo, un’esperienza quasi a contatto con la morte che ha scatenato una sorta di risveglio spirituale nel nucleo narrativo della band: un superbloom, termine usato per definire una cosa straordinariamente insolita, come il fenomeno della miriade di fiori selvatici che sbocciano improvvisamente tutti insieme. La scrittura dell’album, inizialmente a metà, è stata influenzata tantissimo da questo incidente. Ascoltando Superbloom si viene rapiti da una storia avvincente, ispirata a Lost Cove, una città fantasma del North Carolina in cui pare si verifichino tantissimi eventi paranormali. Si tratta di una sorta di concept album, nel quale il protagonista scompare dopo un incontro ravvicinato del terzo tipo, affrontando una trasformazione radicale ed ultraterrena che trascende la vastità dell’etere; una dimensione allegorica delle esperienze di Russell dopo l’incidente. A due anni dall’uscita del precedente Iridescent, in un alternarsi di quelle sonorità metalcore che fanno parte del DNA dei Silent Planet, troviamo quel mood sci-fi e sfumature ambient che palesemente omaggiano al sound anni ‘90, ricordandoci alcuni lavori dei Northlane, accompagnato da un riffing dal sapore djent. Il loro nome, inoltre, non è un caso: deriva dal romanzo fantascientifico Out of the Silent Planet di C. S. Lewis.

Una grande band non poteva che essere spalleggiata da band incredibili, come gli Avoid, i Vexed e i Like Moths to Flames (alla loro seconda esperienza italiana dopo dodici anni). Il live inizia con gli Avoid, americani di Seattle e capitanati da Benny Scholl, che hanno dato un’infarinatura hardcore alla serata performando brani del loro repertorio, per poi lasciare il testimone ai britannici Vexed che (nonostante come band sia decisamente giovane rispetto alle altre menzionate come support ai Silent Planet dato che è stata fondata soltanto nel 2019) già soltanto con il carisma della loro frontwoman Megan Targett hanno ottenuto una nuova fan, la sottoscritta (è stata pazzesca if you ask me); le sonorità metalcore, in aggiunta alla voce grintosa (sia in clean che in fry scream) di Targett e le sfumature djent sporcate da chitarra, basso e batteria (il doppio pedale di Willem, batterista e marito della Targett) non potevano che lasciarmi con la mandibola a terra. Per quanto riguarda i Like Moths to Flames, lasciamo stare i convenevoli; la band americana di Columbus, Ohio (per i più attenti, la stessa città natale dei Twenty One Pilots), formata nel 2010 dagli ex membri di varie band, inclusi gli Emarosa, i Agraceful, i The Crimson Armada, i TerraFirma e i My Ticket Home, ma il cantante Chris Roetter rimane il solo ed unico membro originario della band. Una piccolissima affermazione di Roetter stesso che mi ha fatto sorridere prima del loro set è stata «Dopo dodici anni dalla nostra ultima apparizione italiana, era il 2013, siamo felicissimi di poterci esibire. E vi assicuro che non faremo schifo come allora». Tutte e tre le band spalla hanno aizzato dei circle pit incredibili, a riprova di quanto queste band scelte ad aprire i Silent Planet siano state azzeccate, soprattutto se le suddette non le avete viste/sentite prima d’ora. A mio modesto parere la lineup ate and left no crumbs, come si suol dire.

Finito l’antipasto è ora della portata principale, i Silent Planet. Nonostante il palco piccolino Garrett Russell è comunque riuscito a far moshare tutte le persone contenute nella venue, dal palco all’entrata (non che ci volesse tanto, considerando la bellezza dei pezzi che hanno portato) e nonostante l’incidente che ha aperto alla scrittura di Superbloom lo stesso Russell, come alla fine di ogni setlist europea, si è arrampicato sul soffitto del Legend Club intonando Trilogy (contenuta in Iridescent) facendo contemporaneamente gli addominali (matto come un cavallo, I LOVE IT). Ma i momenti clou la band californiana ce li ha regalati con Offworlder, Collider, Superbloom, Annunaki, Nexus e la magnifica Antimatter la cui parte When morning comes, will there be anyone left to find? My vision starts to surrender as colors subvert the night. Stolen by auroras, our bodies realign; magnetic in the impulse, show me the other side. Suspended in the ether till I felt you in my chest. I know we’re not alone, but I’m in over my head è stata cantata all’unisono proprio da tutti. Questo momento è stato memorabile, sicuramente uno dei migliori in anni che bazzico nella scena metal, tanto quanto la gentilezza di ognuno dei membri della band che si è prestato ad abbracciare, autografare cose e chiacchierare con i fan e i curiosi e assolutamente non è una cosa da dare per scontata.

PolyJAMorous photographer, mostly in love with emo/metal/pop punk music, since 90s.