Non è poi così usuale che una band faccia parlare così tanto di sé facendo volare l’hype alle stelle e incuriosendo anche chi non ne è mai stato fan e sono sicuramente poche quelle che riescono effettivamente a soddisfare le aspettative, in questo caso già altissime. Tra le uscite più interessanti di questo 2023 possiamo, dunque, annoverare l’ultimo album dei Sleep Token, Take Me Back To Eden; l’album ha poco meno di 24 ore di vita e già ha fatto impazzire la scena alternative e non con un mix di generi fresco ed originale di cui, fidatevi, non vi pentirete di aver ascoltato.
Ma prima di parlarne, è doveroso introdurre i Sleep Token, soprattutto per chi ancora non li conosce; la band nasce nel 2016 in terra britannica e conta quattro membri, due dei quali chiamati Vessel 1 (voce, chitarra, basso, pianoforte, tastiera, programmazione), Vessel 2 (batteria) e i due turnisti III (basso) e IV (chitarra). Sebbene i nomi reali dei due Vessel in un primo momento apparivano tra i crediti delle edizioni digitali del loro album di debutto Sundowning, tutti e quattro per preservare l’anonimato hanno una peculiarità scenica in comune: l’utilizzo di maschera e cappuccio, gli stessi che alimentano da qualche anno la leggenda della band inglese (che usa la simbologia del culto e della venerazione per comunicare con i propri fan, come se fossero una sorta di loro adepti visto il linguaggio adoperato dal collettivo britannico). Dal punto di vista musicale, le loro pubblicazioni presentano un mélange di sonorità prevalentemente tratte dall’heavy metal, passando tra post-rock, shoegaze, ambient ed elettronica, con sfumature riconducibili al post-metal, al progressive metal e al djent e lo stile vocale di Vessel 1 è stato definito di stampo soul e contemporary R&B, venendo paragonato ad artisti come Sam Smith, Hozier e Dan Smith.
L’esordio del gruppo avviene nel 2016 attraverso la pubblicazione dell’EP autoprodotto One, composto da tre brani. L’anno seguente avviene la firma con la Basick Records, con la quale viene distribuito il secondo EP, intitolato Two. Nel 2019 i Sleep Token hanno firmato un contratto con la Spinefarm Records e hanno annunciato nello stesso periodo l’album di debutto Sundowning. Uscito il 21 novembre dello stesso anno, la sua uscita è stata anticipata dalla distribuzione a cadenza bisettimanale dei relativi brani che ne compongono la lista tracce a partire dal 20 giugno 2019. Il 20 giugno 2020 è stata distribuita un’edizione deluxe di Sundowning contenente quattro bonus track, tra cui le reinterpretazioni di When the Party’s Over di Billie Eilish e I Wanna Dance with Somebody (Who Loves Me) di Whitney Houston. Il 24 settembre 2021 invece è uscito This Place Will Become Your Tomb, poi succeduto da Take Me Back To Eden uscito il 19 maggio 2023 che, come affermato dalla band, conclude una trilogia musicale.
Tornando a Take Me Back To Eden, l’album si apre con i 5 notissimi singoli, che i fan (vecchi e nuovi) hanno già ascoltato in loop (complice anche il boost digitale su TikTok che ha donato alla band un seguito micidiale, riscuotendo parecchi consensi) e che, direi, non abbiano bisogno di presentazioni: Chokehold, The Summoning, Granite, Aqua Regia e Vore. A metà album arriva finalmente il momento di ascoltare i pezzi nuovi, con la curiosità a livelli stratosferici. In Ascensionism percepiamo influenze post-hardcore e sonorità elettroniche, con un finale in cui sembra quasi di sentire i Meshuggah (che troviamo anche tra gli artisti a cui i Sleep Token maggiormente si ispirano): un cocktail che lascia quasi spaesati al primo ascolto. Il brano cede il testimone alla cruda ma bellissima Are You Really Ok? che mostra un Vessel vulnerabile in un dialogo con sé stesso nel quale si intima di non farsi del male (“please don’t hurt yourself again”) e The Apparition, in cui l’estensione vocale di Vessel vi farà dire «wow, costui potrebbe cantarmi anche la lista della spesa». È poi il momento di un altro singolo già conosciuto, DYWTYLM, di stampo pop elettronico, l’ultimo brano pubblicato prima dell’uscita dell’album quasi a voler destabilizzare gli ascoltatori e lasciar intendere che sarà un lavoro oltre ogni aspettativa. Come volevasi dimostrare. Ritornando ai pezzi rimasti, Rain si erge su una solida melodia di pianoforte mescolata da suoni chunky che fanno pensare al metalcore. La traccia Take Me Back To Eden sembra incarnare tutta l’essenza dell’album in poco più di 8 minuti: ha tutte le carte in regola per diventare una delle canzoni più belle della band ma l’ultima bellissima traccia, Euclid, vi colpirà dritta al cuore: un finale agrodolce con passaggi corali, malinconiche melodie al pianoforte e riferimenti ai vecchi album, degna conclusione di una trilogia i cui simbolismi e la cui atmosfera oscura e seducente possono solo che farvi rimanere a bocca aperta.
In attesa di un live in Italia al più presto, non ci resta che dire: consume and worship.