Internet e il politically correct hanno cambiato il modo di scrivere e di esprimersi degli artisti hip-hop
Oggi, principalmente grazie all’avvento di Internet, i testi rap e, soprattutto, gli artisti stessi,
risentono pesantemente del “politically correct” che sembra gravare sempre più sul contenuto che molti brani o album vogliono trasmettere al pubblico.
Ciò consiste nell’influenza, sui testi, da parte dell’opinione pubblica, la cui sensibilità viene spesso urtata dalle parole o dai concetti trasmessi da alcuni singoli. Questo meccanismo “d’influenza” avviene principalmente attraverso i social network, in particolare
Instagram e Youtube: per mezzo di queste piattaforme, chiunque può esprimere una propria opinione a riguardo, soprattutto tramite i commenti.
Queste critiche, infatti, si appellano fortemente al concetto di politicamente corretto.
Ne è un chiaro esempio il singolo, storytelling, Yolandi di Skioffi, del 2017. Nel brano, Skioffi interpreta le vesti di uno stupratore e crea, attraverso il testo, immagini di grande impatto visivo: “la sbatto contro il muro, tolgo il fondotinta con la forza dei miei schiaffi”.
Questo brano attrasse a sé numerose critiche, in quanto venne ritenuto “un’incitazione allo stupro” e lo stesso artista venne messo in discussione.
Ma è giusto che il valore di un lavoro e dell’artista stesso vengano compromessi da critiche esterne?
In passato questo problema sembrava inesistente. Fino a pochi anni fa non esistevano opinioni coese sui testi, in parte perché il rap era un genere “nuovo”, quasi sconosciuto,in parte perché, nonostante l’esistenza di Internet, non esisteva un social network adatto a criticare gli artisti in massa e tanto meno “in diretta”.
Basti pensare a Mr. Simpatia di Fabri Fibra, pietra miliare del rap italiano che, grazie ai suoi testi provocatori e crudi, riscosse un enorme successo senza mai esser messo, di fatto, alla gogna mediatica.
Questo perché i social non giocavano un ruolo decisivo nella vita di un’artista, che oggi deve saper fare musica tanto quanto saper gestire la propria immagine pubblica. Artista e persona reale, personaggio e persona in carne ed ossa, erano due cose ben distinte,
che non andavano ad intaccarsi a vicenda. Le emozioni suscitate dall’ascolto di un brano iniziavano e finivano con il tasto play, senza sfociare nel reale.
Oggi, questo concetto sembra essere scomparso. Nell’era digitale, in cui si sente di conoscere l’artista all’interno della sfera privata, si finisce spesso per confonderlo con la persona reale, rendendoli un’unica entità. Ragione per cui i testi vengono presi molto più alla lettera, ingigantiti e travisati del loro contenuto artistico.
E’ sempre per questo processo se molti artisti emergenti, oggi, vengono giudicati più come “fenomeno da baraccone” che come artisti stessi. Stiamo assistendo, insomma, ad una fusione tra realtà ed arte. Proprio per questo motivo, si sta verificando una tendenza ad usare nuovamente testi più espliciti: abbiamo bisogno di artisti che abbiano il coraggio di osare, di rompere gli schemi e di portare sotto i riflettori messaggi forti, in grado di scuotere gli ascoltatori, senza per questo cadere nei soliti cliché e senza limitarsi alla monotona misoginia che pervade i testi rap da ormai troppo tempo.
Un esempio di questo fenomeno sono sicuramente i Sxrrxwland che, senza cadere nella volgarità, riescono a dare una visione esasperata e distorta della realtà andando a criticare, senza paura, temi estremamente attuali, come quello della famiglia tradizionale o dell’avere un figlio nell’era digitale.
Dobbiamo quindi essere noi ascoltatori, in primis, a dare “carta bianca” agli artisti, permettendogli di esprimersi liberamente, esaltando le novità, supportando chi tenta di rompere gli schemi, cercando di capire a fondo il messaggio che vuole essere trasmesso prima di criticare il nostro artista preferito con il solito commento sgrammaticato.
Dobbiamo essere noi a dividere, ancora una volta, realtà e dimensione artistica, cercando di “andare oltre” le parole di un semplice testo e provando a percepire le emozioni trasmesse, godendoci ciò che di nuovo l’arte ha da offrire.
– articolo di Marta Prandini