Raramente capita di vedere un pubblico così caldo ad un concerto hip hop. Sarà merito della pesantezza del suono dei Colle o della loro attitudine, contaminata fin dal principio dalla scena hardcore punk, o sarà che è impossibile stare fermi quando parte il riff di Sergio Leone, ma una cosa è certa: giovedì sera c’era un gran movimento all’Alcatraz.
Il trio romano propone una scaletta che ricalca interamente la tracklist del disco promosso da questo tour: Adversus. Un album prodotto in maniera indipendente, curato nei minimi dettagli, mai banale, che richiede più di un ascolto per essere compreso fino in fondo. Le basi sono estremamente “solide”, con pochi suoni elettronici e molti campionamenti di chitarra, basso e batteria. Un album che dal vivo rende ancora di più che non in cuffia. Le skills e l’esperienza dei due mc, che pare non abbiano mai bisogno di riprendere fiato, unite alla definizione e all’intensità del suono garantita dall’impianto del locale milanese, sono una combo esplosiva. Si tratta della prima volta in 20 anni di carriera che i Colle Der Fomento suonano su questo palco, calcato negli anni da artisti italiani e internazionali di un certo calibro. Poiché molto legati agli ambienti underground, hanno sempre preferito circoli e spazi occupati che, però, questa volta non sarebbero riusciti a contenere una folla così numerosa (circa 3000 persone) e “fomentata” per via dell’uscita di Adversus.
Come già anticipato, l’amore è più che ricambiato da una platea che pretende del sano rap old school, sporco, grezzo e che tocca nel profondo. Rap per adulti, insomma. “E se è il rap che volete avrete quello che chiedete” ci ricorda con la sua solita pacatezza l’ospite d’onore, Kaos One. Per quasi metà del concerto sul palco si ricompone la formazione dei Good Old Boys, insieme a dj Craim, che ormai dietro la consolle fa coppia fissa con dj Baro. Tre monumenti del rap italiano che ripercorrono la strada fatta assieme da Ciao ciao a La fenice fino ad arrivare a Miglia e promesse.
Danno e Masito, dal canto loro, ci sorprendono con la leggendaria Piombo e fango sul beatbox di Alien Dee. Non potevano mancare i pezzi “banger”, quelli che ti fanno saltare, come Più forte delle bombe e Ghetto chic, invocate a furor di popolo. L’atmosfera è calorosa non solo in senso letterale: si percepisce un forte senso di appartenenza ad una cultura che, approdando nel mainstream, ha perso inevitabilmente la sua carica di ribellione, ma che vive ancora nella musica dei pochi che sono sopravvissuti alle recenti trasformazioni e nel cuore di chi la ascolta. Per questo tipo di ascoltatori i Colle sono un faro nella nebbia, per chi ama gli scratch, il freestyle, il boom-bap è tutto ciò che contraddistingue il rap fatto alla vecchia maniera.
Nella serata di San Valentino Danno, durante le poche pause fra una canzone e l’altra, non perde occasione per ribadire il suo amore per i fan, per la musica e, infine, per la sua città, congedandoci con Il cielo su Roma ed qualche rima improvvisata. Come sempre, all’altezza della prova nonostante i cambi di beat.