Lo scorso sabato 1 dicembre ci siamo ritrovati a scambiare due chiacchiere al telefono con Anatole Serret, batterista dei Parcels, band Australiana che risiede a Berlino. I Parcels si esibiranno nel loro primo concerto headline in Italia questo martedì 4 dicembre, al Circolo Magnolia di Milano.
Ciao Anatole, piacere! Grazie per aver accettato di parlare con noi.
Dove vi trovate al momento?
Ci siamo svegliati a Losanna, in Svizzera.
Oh, certo! Mi sa che suonate là questa sera vero? Siete emozionati?
Sì, molto! Abbiamo avuto sei giorni di pausa e ieri abbiamo suonato a un festival, il che ci ha riportati un po’ sul pezzo. Quindi sarà divertente!
Immagino… senti, so che questa forse sarà la domanda più cliché del mondo, ma da dove viene il nome Parcels? Chi ha scelto il nome della band? É stato random?
Beh, sì direi che sia stato un po’ random… facevamo pratica nel salotto di Louie (tastierista), e i suoi genitori hanno fatto un bel po’ di cose nella vita, una delle quali era avere una caffetteria, chiamato proprio Parcels! L’insegna di questa caffetteria veniva tipo da una vecchia stazione dei treni… e quest’insegna è sempre stata là, quando provavamo!
Oh, era sempre stata là!
Sì, sin dall’inizio. Quindi quando abbiamo dovuto scegliere un nome, è stato come se fosse un segno!
Forte! E voi ragazzi dove vi siete incontrati? So che venite dall’Australia, e che alcuni di voi si conoscono da un bel po’ di tempo…
Sì, esatto. Quasi tutti ci siamo conosciuti a scuola, e poi abbiamo conosciuto Jules (chitarrista) un paio d’anni più tardi, lui stava qualche anno più avanti rispetto a noi.
Bene! Ma come mai state a Berlino? Non è che per caso, essendo Australiani, vi sentiste un po’ “isolati” in qualche modo, magari dalla scena musicale?
Beh, la decisione di trasferirsi a Berlino è nata dal fatto di aver finito le superiori e di aver pensato “Andiamo in Europa!”. E i Parcels sono stati un po’ un motivo per trasferirci più in pianta stabile… Sai, non è che volessimo trasferirci per un anno e basta. Volevamo proprio andarcene da un’altra parte, e i Parcels sono stati un ottimo motivo per farlo!
Okay! Quindi non si trattava di un anno sabbatico giusto per divertirsi…
Sì, non volevamo solo prenderci un anno sabbatico per poi ritornare e cominciare l’università e prendere strade diverse…
E l’Europa vi piace?
Io la amo! Amo Berlino, non voglio andarmene mai più!
Eh certo penso sia grandioso anche perché ci si può spostare in poco tempo e visitare diversi Paesi…
Esatto! Siamo proprio al centro di tutto, e non siamo nemmeno così lontani dagli USA o dal Sud America… Non so, è tutto più a portata di mano rispetto all’Australia!
Beh, posso immaginarlo! Parlando del tour, invece… c’è un paese in particolare che ti piacerebbe visitare? Se non sbaglio andrete in tour anche a partire da gennaio 2019, tornerete in Australia, poi USA, Canada, Asia… siete emozionati?
Tantissimo! Ultimamente stiamo parlando del prossimo anno e dei nostri programmi, e sembra proprio forte! Andremo decisamente in tanti posti! Non so se ci sia un Paese in particolare, ma mi piace proprio quando andiamo da qualche parte e abbiamo un paio di giorni al di là del concerto… In questo tour di novembre abbiamo avuto quattro concerti di fila e poi un giorno libero subito dopo, quindi in realtà non vedi mai niente del posto… Però sono molto emozionato per il Sud America l’anno prossimo, perché avremo un paio di giorni a Buenos Aires, a Santiago e a Città del Messico!
Bene, e adesso una domanda un po’ diversa… com’è una tipica giornata nella vita dei Parcels? Sia quando siete in tour che quando non lo siete…
Hmm, quando siamo in tour, devo dire che manteniamo un profilo basso… direi che ci svegliamo tra le 10 e le 12, e poi abbiamo provato a fare un po’ di esercizi durante questo tour, il che è stato divertente! Saltiamo la corda per un po’, quindi lo facciamo prima della colazione, che facciamo attorno alle 13. Poi facciamo delle interviste e magari dopo cerchiamo un negozio dell’usato, qualche caffè qua e là…
Quindi sì, abbastanza tranquilla come giornata, anche perché poi avete la musica…
Eh sì, e dopo i concerti o proviamo a incontrare i fan, firmiamo qualche album, altrimenti torniamo sul tourbus e guardiamo qualche episodio di qualcosa… insomma non ci sono feste, ecco [ride]!
Beh sì, deve essere stancante! Ascolta, avrei ancora un paio di domande per te… ad esempio una su come scrivete, e sul vostro album di debutto… Qual è il vostro processo di scrittura? Essendo in cinque nella band, non deve essere facile da una parte, perché non penso che vi mettiate insieme a scrivere una canzone e basta, penso sia abbastanza difficile.
È successo soltanto un paio di volte che ci mettessimo tutti e cinque a scrivere insieme. In genere, comincia tutto da una persona che sperimenta un beat al computer, e… tutti sono un po’ perfezionisti… quindi quando qualcosa è pronto per essere ascoltato, allora lo si fa ascoltare a tutti e poi da lì cambiamo quello che non ci piace e poi, per quanto riguarda l’album, a partire dalle demo che tutti hanno portato, poi le abbiamo trasformate in nuove demo, con l’idea di registrarle in studio, e poi una volta in studio sapevamo proprio quello a cui stavamo puntando.
Una volta, se non sbaglio Jules pensò a un groove di 4-6 barre, e da lì abbiamo speso tipo 12 ore a partire da questo groove e ci siamo ritrovati con una canzone di 8 minuti! Quindi anche questo succede… penso che le “canzoni canzoni” provengano più da un qualcosa di più personale di uno della band!
E avresti dei consigli per aspiranti artisti?
Phwaa… questa non è una mia frase, ma l’ho sentita in un’intervista a David Bowie [ride] e mi piace tanto. È importante non creare con un pubblico in mente, ma creare per sé stessi prima di tutto. Se poi piace alla gente, bene. Ma se non piace, questa cosa non deve influenzarti. Provare a non ascoltare quel che la gente vuole…
Ultima cosa, giuro! Hai un messaggio per i fan italiani? Vi vedremo martedì 4 dicembre a Milano…
Personalmente, sono un grande fan dell’Italia! Non saprei… venite al concerto! E portate della mozzarella!! [ride]
Sono sicura che lo faranno se gli è permesso! Beh, grazie mille Anatole. Spero di vederti il prossimo martedì e buona fortuna per questa sera.
Grazie a te, ciao!