Con Kamikaze Eminem ricorda che il rap lo sa ancora fare, e invece che sparire sullo sfondo della scena decide di interpretare un ruolo nuovo.
Nessun annuncio, nessuna voce su internet, nessun leak. Eminem ha deciso di benedirci senza preavviso con un nuovo album. Ma è davvero un bene?
L’ultima volta non è stato un successo. Revival, per quanti pezzi da 90 abbia dentro è un progetto a metà. Alcuni dicono addirittura il peggiore della carriera del leggendario rapper di Detroit.
Shady ha perciò deciso di prendersi il suo tempo, leggere qualche recensione su internet, e darsi da fare. Nasce così Kamikaze, il suo decimo album studio.
Il lavoro fatto da Eminem è eccellente, e in 13 tracce dimostra per l’ennesima volta che il suo mestiere lo sa fare molto bene, e soprattutto comprende il suo ruolo nel nuovo panorama del rap americano e globale.
A differenza di suoi colleghi più anziani piano piano scivolati sullo sfondo, vedi ad esempio Snoop Dogg, Eminem decide di reinterpretarsi, dandosi un ruolo nuovo, fin’ora mai visto: quello del vecchio zio rompiscatole. Nell’epoca d’oro del Mumble Rap, lui fa nomi e cognomi, dissando praticamente tutta la scena senza alcuna pietà, dicendo che il rap vero è solo quello che fa lui, mica quello di Lil Yatchy e colorati amici.
Ad accompagnarlo in questo ci sono pochi altri personaggi del mondo musicale, in particolare Royce da 5’9”, altro paladino del “vero rap” e suo fedelissimo, Joyner Lucas e la bellissima voce di Jessie Reyes.
Nell’album Eminem fa anche autocritica, in Fall, facendo notare che lui stesso ha visto come e perché Revival non ha avuto il successo sperato. Parla però anche delle sue relazioni interpersonali in maniera approfondita nei pezzi Nice Guy e Good Guy. Se poi si ha voglia di approfondire nel dettaglio i lyrics delle canzoni, Genius è il sito che fa per voi.
Il punto centrale però rimane la lotta alla trap e a tutti quelli che ne fanno o ne hanno fatto parte. Marshall Mathers non prende ostaggi, tira fuori i nomi e i cognomi sputando barre una dietro l’altro, senza alcuna pietà, con quella cattiveria che mancava da tempo.
C’è però un problema, un asterisco troppo grande da ignorare: Eminem ha capito chi essere nel nuovo rap per non cadere dal proprio trono, eppure per fare tutto ciò si è dovuto affidare agli artefici di questo nuovo rap che lui sembra odiare.
Le produzioni infatti sono affidate, tra gli altri, a Tay Keith, produttore di BlockBoy Jb e Drake, passando per IllaDaProducer e Ronny J, storico producer di Lil Pump e SmokePurpp. A tutto questo si unisce un Eminem che imita il flow dei Migos o di PlayBoi Carti, come accade ad esempio nel ritornello di Greatest, che canzona wokeuplikethis*.
Per criticare le nuove leve, Em si è dovuto affidare più o meno direttamente a tutti quei personaggi del panorama musicale recente che sembra odiare con tutto sé stesso. Decisamente contraddittorio, persino per lui.
In tutto questo, Eminem rende omaggio ai Beastie Boys, visto il chiaro richiamo tra la copertina di Kamikaze e il leggendario album dei BB License To Ill.
Eminem quindi è tornato, e pure in grande forma. Ha dimostrato per l’ennesima volta di sapersi reinventare, creandosi uno spazio in una scena che non sembrava avere più posto per un “anziano” come lui. Lui adesso è la luce della coscienza in un mondo buio di rap fatto a parole masticate e flexing senza limiti. Il problema è uno: ha dovuto pescare a piene mani da quel mondo per ritrovare sé stesso.
Potete trovare Kamikaze su tutte le maggiori piattaforme streaming musicali.