Carl Brave esce col suo primo progetto da solista, ma non riesce a superare sé stesso.
Carl Brave negli ultimi anni, dopo essere salito alla ribalta con Polaroid, è stato sempre giustamente considerato solo l’altra metà dei Carl Brave x Franco126. Finalmente ha deciso di uscire da quell’ombra, volendo dimostrare di non essere una metà funzionale solo a quel progetto, ma di essere anche capace di camminare sulle proprie gambe. Notti Brave ne è la chiara dimostrazione. Mostra innanzitutto quanto la salita tra le alte sfere della musica italiana sia stata meteorica per lui e Franco. All’interno dell’album sono infatti presenti pezzi da novanta come Fabri Fibra, Emis Killa, Franscesca Michelin e Gemitaiz. Ciò che manca però è la voglia di sperimentare, di dimostrare che si può fare qualcosa di diverso da ciò che si è già fatto. Dare un tassello nuovo alla musica italiana che specialmente adesso sembra così pronta ad accogliere cose fresche, magari anche difficili.
Purtroppo ciò non accade. Carletto ha trovato la formula, ovvero quel mix di suoni e testi che permette di prevedere il successo di ciò che si produce. E la produzione del disco è davvero il punto forte di un lavoro che è leggero e scanzonato, ma un po’ fine a sé stesso. I suoni di flauti e archi in loop creano delle melodie estive, facilmente orecchiabili, che si sposano bene con dei testi dove dominano quei temi già ascoltati in Polaroid. Questa volta però al posto di Franchino ci sono le donne, tematica onnipresente. Carl quindi si muove nella sua zona di comfort, senza spostare l’asticella. In Borotalco, brano dell’ultimo album di Noyz Narcos, Brave mostra un lato cattivo di sé, mai visto prima e ciò rende il pezzo davvero speciale. Si muove dalle solite canzoni, aggiunge pesantezza, ma lo fa col suo stile e anche molto bene. Quel lato lo si ritrova verso la fine dell’album, in Pianto Noisy, che è un pezzo molto crudo e sembra quasi stonare col resto. Nelle altre tracce invece torna sui suoi passi: sa cosa vuole il pubblico, sa cosa può dare lui e lo fa egregiamente.
Carletto quindi è cresciuto. In questo album conferma di essere uno dei top della scena indie-pop italiana, e lo fa mostrando ciò che gli riesce meglio: ottime produzioni con testi leggeri e di facile empatia. E’ quindi finita la fase delle sperimentazioni, la Fase Rem. James Hillman diceva che “la bellezza non fa le rivoluzioni. Ma viene un giorno in cui le rivoluzioni hanno bisogno di lei”. Beh, quel giorno non è oggi.