Q uesto martedì la rubrica Push Artist presenta il mio coinquilino preso in prestito per otto giorni da Charlotte, North Carolina: Mark Eckert. Cosa ci fa a casa mia un batterista/produttore musicale? Le classifiche lo scopriranno il prossimo anno. Vi basti sapere che Mark ha solo ventitré anni e si è formato al Berklee College of Music dopo aver frequentato un corso di Production & Drumming che gli è fruttato numerose collaborazioni e produzioni.
Oltre questo, che dirvi di lui come persona? Proprio come immaginavo incarna lo spirito americano: allegro e “dumb” quanto basta da risultare simpatico ai più riuscendo sempre ad attirare l’attenzione su di sé. Ha vissuto questi giorni svolgendo il suo lavoro nella maniera più professionale e allo stesso tempo garantendosi l’appellativo di “bro” che gli spetta di diritto, ma questo ve lo dirà lui (spero). Intanto questo è il risultato delle nostre chiacchierate.
Come nasce la tua esperienza di produttore?
Nasce quando avevo quindici anni: stavo registrando la mia band e Daniel Grimmett mi ha contattato su Facebook perché stavo suonando parecchio come batterista in zona e mi ha chiesto se volessi suonare nel suo disco. Così ho iniziato a frequentare questo studio chiamato «Old House Recording Studios» a Charlotte dove stavo registrando, e mi ha chiesto di fargli da assistente per altre produzioni. Insomma, ero il ragazzino che divertiva la gente! Oltre a suonare però, vista la mia giovane età andavo a comprare da mangiare per tutti e nel tempo libero mi «divertivo» a pulire lo studio. Finalmente poi sono stato pagato ben quindici dollari per ogni pezzo registrato e questo mi esaltava! Daniel poi, è entrato in contatto con Kiowa Gordon, attore del film Twilight, che in quel momento era in produzione a Charlotte, che gli ha chiesto di produrlo, così siamo finiti a Phoenix, in Arizona. Allo stesso tempo, in questo periodo, sono entrato nel giro di amicizie di Jonny Fung (chitarrista, tastierista e produttore per Fantasia, Tamia e Anthony Hamilton), Adrian Crutchfield (sassofonista per Prince e Cee Lo Green), che assieme a Daniel sono diventati i miei mentori: si sono presi cura di me e grazie a loro ho maturato la scelta di iscrivermi al Berklee College of Music.
Non sei il primo artista che conosco ad aver frequentato il Berklee College of Music, quindi chiedo anche a te: quanto questa esperienza ha formato prima il Mark Eckert batterista e poi il Mark Eckert produttore?
Credo che le due cose vadano di pari passo. Li sei praticamente circondato da alcune migliaia di persone che cercano di farcela tanto quanto te, incontri alcune delle persone che ti hanno ispirato a iniziare a fare musica e finisci per prendere anche lezioni da loro. È un ambiente molto competitivo ma tutti sono molto gentili, anche se suoni e lavori dodici ore al giorno. Ricordo che la maggior parte dei college il sabato organizzava delle feste, invece io ero in sala prove per 12-14 ore, ma se non fossi stato lì a provare altri avrebbero potuto prendere il mio posto nelle date successive, perché alla fine lì dentro non sei così speciale e tutti suonano ad alti livelli. È un network incredibile di persone che lavorano sodo e il vantaggio è che quando sto producendo o devo suonare ho un sacco di gente a cui chiedere consiglio e con cui aiutarci reciprocamente. Il Berklee College of Music è incredibile e sono grato di averlo frequentato, ma la motivazione per cui sono in grado di fare questo lavoro a tempo pieno è che ho deciso di mettermi direttamente in gioco sul campo, provando e riprovando, prendendo batoste e imparando. Inoltre, la persona che mi ha insegnato di più è italiano, si chiama Sergio Belotti ed è il mio maestro di batteria.
Hai collaborato con numerosi artisti, tra i quali spicca la finalista di X-Factor Julia Lauren. Che ricordo hai di questa esperienza?
Eravamo compagni di scuola e lei stessa mi ha scelto come suo batterista anche se spesso e volentieri ero io a preparare direttamente il suo show. Abbiamo suonato un po’ a Nashville e abbiamo collaborato ad alcune tracce, quindi posso affermare con certezza che lei lavora molto duramente ed è brava ad andare al sodo trovando date per suonare. Inoltre è molto talentuosa, è una cantante incredibile.
Le tue influenze principali derivano dall’indie-pop/synth-pop, non a caso sono assolutamente riconoscibili nelle tue produzioni. Oltre ai già citati, prediligi altri generi musicali?
Sì, mi piace la maggior parte della musica. Credo che ognuno abbia un modo diverso di esprimersi, quindi non mi limito ad ascoltare l’indie-pop/synth-pop ma produco solo questo genere perché credo che questo specifico sound sia quello che meglio mi rappresenti in questo specifico momento della mia vita. Mi piacciono molto D’Angelo, David Bowie, Snarky Puppy, Eric Lau, Brandy Carlile, inoltre mi piace la Motown, Prince, tutta roba che mi influenza.
Due parole sulla tua esperienza in Italia, bro!
Amo l’Italia e voglio tornarci prima possibile. Mi sembrano tutti molto umili, inoltre la scena musicale e artistica è grandiosa. Sono sorpreso però che molti artisti del Pop italiano non cantino nella loro lingua e penso che molti americani invece amerebbero sentire canzoni cantate in italiano, in quanto in America, se ascolti musica straniera sei considerato una persona colta, quindi mi sorprende che gli italiani non sfruttino a pieno la loro lingua, perché la trovo davvero cool! Il cibo: odio dirlo, ma ho mangiato il miglior hamburger della mia vita qui. Per quanto riguarda la mia esperienza come produttore, credo che ogni volta che viaggi tu sia pervaso dall’ ispirazione perché sei lontano dalla tua quotidianità e per questo è stato molto facile per me produrre musica anche in Italia. Credo che la prossima volta che verrò qui vorrò visitare molti più posti e non solo Milano. Ripeto: non vedo l’ora bro!
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