giunge alla sua quinta edizione l’ormai più che celebre Color Fest che quest’anno per il secondo anno consecutivo ha avuto come dimora l’Abbazia Benedettina di Lamezia Terme.
Il festival anche quest’anno ha ospitato numerosi artisti provenienti dal panorama musicale italiano, tra i quali Levante, Dario Brunori, e i Gazebo Penguins, ma soprattutto band “emergenti” come, Gomma, Canova e One Dimensional Man.
Giunti alla stazione di Lamezia Terme è già percepibile l’accurata organizzazione del festival.
Difatti, dopo un breve momento di smarrimento, scorgiamo subito la navetta che ci avrebbe portato all’evento oppure a un camping per il pernottamento.
Pochi minuti di viaggio e finalmente ci troviamo al Color Fest!
Accolti da un enorme spiazzo con vari palchi, tutt’intorno a noi ragazzi e ragazze di ogni età cantano e ballano lasciandosi andare sulle note delle canzoni degli Aquarama, sulla ribalta al momento del nostro arrivo: malgrado il caldo asfissiante, sono palpabili l’energia e la vitalità sprigionate da tutti i partecipanti.
Seguono i casertani Gomma che ci deliziano con molti brani tratti dal loro Toska.
L’atmosfera è splendida e spensierata: l’aria è satura di fumo di sigarette, odore di birra e gioventù.
In seguito ci si divide, tra chi inizia a prendere posto sotto il palco per il main act e chi invece, come me, ne approfitta per fare un giro.
Noto con stupore che, oltre alla marea di ragazzi di tutte le età, vi sono anche famiglie con figli, segno che la musica è per chiunque la apprezzi, indipendentemente dall’età.
Il Color Fest accontenta tutti proponendo diversi generi e passando dalla musica d’autore all’alternative rock, dal pop al punk.
Dopo una breve visita agli stand dell’evento si prende il posto nel parterre del palco principale, aspettando la fine della perfomance dei Canova. Siamo tutti eccitatissimi e pronti per l’entrata in scena di colui che prima di essere un grande artista è un nostro conterraneo, il cantautore Dario Brunori.
La forte afa si fa ancora patire, nonostante il sole sia ormai tramontato da un paio di ore, ma si resiste tutti insieme in mezzo a una folla sterminata. L’impazienza è palpabile, il pubblico inizia ad esultare per l’artista chiamandolo per nome, tutti non aspettano altro se non l’inizio della sua esibizione, quando d’un tratto Brunori sale sul palco, insieme ai musicisti che, da sempre, lo accompagnano in ogni sua performance.
Il concerto inizia con La verità, singolo estratto dall’ultimo album A casa tutto bene. Rimango senza parole e vengo immediatamente rapito dalla melodia, dalle splendide luci che illuminano il palco, dai giochi di colore durante i riff. Insomma, un inizio davvero “col botto”, che supera di gran lunga le mie già alte aspettative.
Si prosegue con varie canzoni estratte dal medesimo disco, tra le quali Lamezia Milano, Diego e Io e Don Abbondio, con un intermezzo in cui Brunori inizia a suonare la cover di Back in Black degli AC/DC, fino ad arrivare alla “parte triste del concerto” , definita così dallo stesso autore.
Durante questo momento strappalacrime Brunori si concentra su brani che parlano di amori perduti, vicende difficili, matrimoni andati in fumo, cioé “Lei, lui, Firenze, Kurt Cobain, Arrivederci Tristezza e Rosa. Tra pianti e abbracci sentiti si canta tutti insieme con grande trasporto, le emozioni sono troppe e troppo forti per poterle ignorare e non cedono il posto neanche alla forte stanchezza.
L’esibizione ormai volge al termine e, dopo aver cantato della sua giovinezza un po’ istrionica con Italian dandy, colpisce i cuori del mio gruppo di amici eseguendo Guardia ’82, durante la quale ci stringiamo forte e cantiamo tutti insieme. Il concerto si conclude con uno dei miei pezzi preferiti dell’ultimo album, Canzone contro la paura. La folla ormai è sfinita, ma l’eccitazione è ancora tanta e, tutti insieme, si continua a “cantare a squarciagola, come se cinquemila voci diventassero una sola”. Così finisce il concerto e, tra sfumature meravigliose e attimi davvero emozionanti, io e i miei amici decidiamo di allontanarci dal palco, ma ancora una volta veniamo rapiti dalla musica!
L’adrenalina residua ci porta a ballare e cantare ancora un po’ durante la pausa che precede la presenza dei One Dimensional Man sul palco, finché non decidiamo definitivamente di riposare.
Sappiamo che un’esperienza tanto positiva come questa del Color Fest rimarrà per sempre impressa nella nostra mente, o almeno fino al prossimo anno, quando potremo parteciparvi di nuovo!