Dopo quattro anni di attesa e l’ennesimo cambiamento di lineup, i Paramore sono finalmente tornati con il nuovo album After Laughter. Pubblicato da Fueled By Ramen il 12 maggio, l’album è stato tra i più attesi di questo 2017 ricco di nuova musica.
Senza girarci troppo intorno, dico subito che per me After Laughter è un album assolutamente mediocre. I Paramore hanno sempre sperimentato con vari generi e ogni album ha qualcosa di diverso dal precedente, questa volta però la band ha deciso di continuare a seguire la direzione pop dell’ultimo album, dandogli un tocco un po’ anni ’80.
Già i primi due singoli usciti, Hard Times e Told You So, ci avevano fatto intuire il sound che avrebbe caratterizzato l’album, la cui tracklist non si discosta troppo dallo stile dei due singoli.
Una delle cose che subito mi hanno lasciata perplessa è stata la scelta di mettere Hard Times e Rose-Colored Boy in apertura all’album. In questo modo i pezzi seguenti appaiono solo uno più spento dell’altro, come Forgiveness, che trovo esageratamente piatto.
Un elemento che sicuramente manca a After Laughter è la potenza della voce di Hayley Williams: gli unici pezzi che me la fanno apprezzare davvero sono, ironicamente, i più tranquilli: 26, Fake Happy e Tell Me Now. Hayley non ha bisogno di dar prova del suo talento, sappiamo tutti che è un’ottima artista, ma questo sound le rema contro e limita troppo la sua voce.
Nella seconda metà dell’album di interessante c’è poco o niente: a partire da Pool, tutto è abbastanza monotono e nessuna canzone spicca particolarmente. Si salva forse Caught In The Middle che è un po’ diversa dalle altre e per un attimo migliora la situazione, anche perché è estremamente orecchiabile ed è impossibile non iniziare a canticchiarla fin da subito.
Fra i pezzi meno riusciti c’è Idle Worship, che per me risulta davvero troppo forzata: per i primi due minuti Hayley canta in un modo che la penalizza moltissimo ed è un peccato perché il testo è interessante, il brano raggiunge un equilibrio solo verso la fine e il resto non tiene il confronto. Anche su No Friend non so bene cosa dire, perché c’è dietro una buona idea ma il risultato non è del tutto convincente. La voce è quella di Aaron Weiss dei mewithoutYou e racconta la storia dei Paramore mettendo insieme parti dei vecchi testi della band. L’idea non è per niente male, ma il pezzo stona molto in mezzo agli altri, senza contare che la voce del narratore in alcuni punti si sente appena e l’insieme ne risente.
L’unico punto a favore di questo album sono i pezzi decisamente orecchiabili, ma da una band del genere ci si aspetta qualcosa di più. Purtroppo After Laughter non ha niente di speciale e lo stile demolisce uno dei punti di forza dei Paramore, ovvero la voce di Hayley Williams. Il self-titled aveva causato diverse polemiche e discussioni, ma era comunque un buon lavoro, cosa che invece non posso dire di After Laughter.